Oggi vi racconto l’avventura che ho vissuto nel fare l’Alta via di Merano.
Sono partito una domenica dopo essere salito ai 1400 mslm della funivia la Muta, presso Tirolo, vicino a Merano.
Da qui sono iniziati i miei 5 giorni di camminata che mi ha portato a percorrere oltre 90KM, superare 5100 metri di dislivello, attraverso valli incantevoli, passi a quasi 3000 metri di altitudine, immerso in un paesaggio stupendo, fatto di torrenti, cascate, laghi e custodito dagli abitanti del posto attraverso masi e rifugi.
Io l’ho percorsa in senso orario, con tappe che andavano da 14 km a un massimo di 23 km.
I giorno
Partenza dall’arrivo della funivia Muta, arrivo al maso Pirchhof, 18,3 KM. Tratto molto bello fatto di ponti sospesi da attraversare, da un continuo saliscendi. Lungo questo tratto si incontrano più punti dove mangiare o pernottare. Ritengo sia stato il tratto più impegnativo in particolar modo la parte finale, quando ho iniziato la gola dei 1000 scalini.
II giorno
Partenza dal maso Pirchof, arrivo al maso Rableidalm, 18,7 km. Questo tratto molto più regolare del precedente, si incrociano parecchi masi fino a Monte santa Caterina, dopo non ce ne sono fino ai 3 masi presenti nel lato Nord della val di Fossa, a quota 2000 mslm.
III giorno
Partenza dal maso Rableidalm, arrivo al maso Zeppichl, 17,5 km. Questa la parte più suggestiva di tutto il trekking. Si raggiungono i quasi 3000 mslm del passo Gelato. Il sentiero che sale è molto regolare, visibilissimo e privo di pericoli. Subito dopo il passo si vede il rifugio Petrarca. La discesa è un pò più nervosa, soprattutto dopo la metà, quando diventa più ripida e meno lastricata. A questo si è aggiunto il maltempo con una pioggia battente che ha complicato il tutto. Alla fine della discesa è obbligatorio fermarsi alla Malga Lazinser per mangiare, e nel mio caso per mettere addosso qualcosa di asciutto. Subito dopo si riparte per raggiungere il paesino di Zeppichl dove io ho pernottato.
IV giorno
Partenza dal maso Zeppichl, arrivo al maso Magdfeld, 23 km. Questo il tratto più regolare e lungo, per 20 km c’è una costante discesa fino alla quota minima di 800 mslm, ultimi 3 km si risale a 1150 mslm dove trovo il mio punto di pernottamento
V giorno
Partenza dal maso Magdfeld, arrivo alla funivia Muta, 14 km. Ultimo giorno, tratto più breve, ma non da sottovalutare, come tutto il tratto che dà verso il lato sud del trekking, presenta tratti impegnativi, di repentine discese e altrettanta salita. Raggiungo il punto di partenza e scendo al parcheggio auto con la funivia la Muta.
5 giorni intensi, duranti i quali ho conosciuto belle persone. Presso i masi si parla tranquillamente italiano, per il resto ho sempre parlato inglese, visto che la maggiora parte dei turisti ed escursionisti sono tedeschi o austriaci.
In conclusione direi che è un trekking da fare al 100%
Consigli per un trekking di questo tipo sono molti, io vi indicherò quelli che a mio avviso ho ritenuto importanti.
Decidere da dove partire, e in base a questo dividere il tracciato in parti uguali come percorrenza.
Contattare i Masi presso i quali si passeranno le notti.
Zaino leggero, con massimo 2 paia uguali per ogni tipo di capo (magliette, pantaloni, intimo, calzini) poi un pile per il freddo e sicuramente antipioggia e cappello. Ciabatte per quando si sta in maso. Borraccia. Opzionali un saccopelo, e asciugamano (i masi forniscono sacchiletto e asciugamani).
Buon allenamento... il percorso nella parte sud è molto nervoso, continui saliscendi molto impegnativi.
Attenzione alla Val di Fosse, lato nord, completa assenza di copertura telefonica e quindi anche internet. In oltre, da monte santa Caterina fino al primo maso della Val di Fosse, 11 km, non ci sono punti per mangiare.
Io ho trovato giorni freschi, ma se sei nel mese di luglio/agosto il caldo potrebbe essere un problema, crema da sole obbligatoria.
Maso prima notte
Maso seconda notte
Maso terza notte
Maso quarta notte
Video su YOU TUBE
Rifugio Pordenone
14/01/2019
Visto che quest’anno la neve non arriva, perchè non fare una escursione sopra i 2000 metri?
L’idea iniziale era questa, in particolare raggiungere il Campanile della Val Montanaia partendo dal rifugio Pordenone.
Una volta giunto all’imbocco della val cimoliana però, ho trovato la strada chiusa,
e da quel punto al rifugio Pordenone ci sono quasi 10 km.
All’inizio non capivo il motivo di questa scelta (chiudere la strada) ma man mano che proseguivo ho iniziato a capire il perchè.
Nel mese di novembre in occasione delle perturbazioni che hanno sconvolto il nord-est, anche questa valle non è stata
risparmiata. All’inizio la strada era danneggiata o interrota da piccole frane, ma raggiunto la malga a 3-4 km dal rifugio la devastazione è
assoluta, tutta la strada spazzata via da una massa enorme di materiale sceso dai ghiaioni. In questo modo il rifugio diventa irraggiungibile in auto, solo a
piedi lo si può raggiungere.
Una volta raggiunto il rifugio, un pò per l’ora ma soprattutto per l’incertezza di cosa avrei potuto trovare risalendo il sentiero che porta al Campanile
(anche dalla gola che sale fino al campanile è sceso un sacco di materiale), ho preferito desistere, godermi il panorama e subito dopo iniziare il rientro.
La valle è sicuramente molto bella, merita di essere visitata... vedremo questa estate se tutti i danni causati dal maltempo saranno stati riparati.
Sicuramente la malga sarà raggiungibile in auto, oltre questo punto la vedo un pò male.
Agriturismo Pian Pagnon
Rifugio Pordenone
Rifugio Malga di Nemes
11/08/2017
Oggi parto con la famiglia dal passo Monte Croce sul Comelico, al confine tra la provincia di Belluno e quella di Bolzano.
Parcheggiamo sulla destra non appena superata l’indicazione del passo. Da qui prendiamo il sentiero 131 che percorre, per i primi chilometri, una strada sterrata ben battuta.
E’ questo il tratto più impegnativo dal punto di vista altimetrico.
Finito questa parte del sentiero ne inizia una più breve fatta di camminamenti in legno per attraversare tratti paludosi o torbiere. Questo è sicuramente il tratto più suggestivo del sentiero.
Ultimo strappo e raggiungiamo il Rifugio Malga Di Nemes.
Essendo questo il confine durante la I guerra mondiale molti sono i resti, dai Bunker che si trovano vicino al sentiero alle gallerie in alta quota visibili sul versante opposto a quello nostro.
Bunker della I guerra mondiale
Rifugio Malga di Nemes
Monte Meatte - Monte Grappa
04/01/2017
Prima escursione dell’anno e subito la cosa si fà interessante....
La compagnia è di tre elementi... di questi forse io sono il più scarso, ed effettivamente nell’ultima rampa, quando la pendenza supera il 40%, la fatica comincia a farsi sentire...
Partiamo dalla valle S.Liberale per raggiungere Cimagrappa. Sono le 14.00, quindi con molta probabilità raggiungeremo la cima quando ormai sarà buio.
Questa voltà però non saliamo per il sentiero 151 ma per il 153 (inedito anche per il sottoscritto).
La prima cima che raggiungiamo è il Monte Meatte a quota 1500, teatro di sanguinosi combattimenti durante la I guerra mondiale. L’ultimo tratto della salita è stupendo. Il sentiero
che percorre la mulattiera scavata dai militare 100 anni fà, sale lungo stretti tornanti e spesso si infila in brevi gallerie. Raggiunta la cima il sentiero svolta a sinistra per scendere di 100 metri in quota e raggiungere il Pian della Bala. Questo è probabilmente il tratto più spettacolare, il sentiero è stato ricavato scavando il fianco della montagna, numerose sono le gallerie, i passaggi esposti anche se mai pericolosi, c’è anche un ponte in legno sostenuto da corde.... mi ricorda il sentiero delle 52 gallerie sul Pasubio.
Ultimo sforzo e dal Pian della Bala raggiungiamo una forcella chiamata Croce dei Lebi. Da qui il rifugio lo vediamo ormai alla nostra altezza anche se ancora distante. Come immaginavamo giungiamo al rifugio che ormai fa buio. Mangiamo qualcosa di caldo e dopo un’oretta al caldo usciamo sotto un cielo stellato incredibile e saliamo al monumento dei Caduti. A farci compagnia c’è una simpatica cagnetta che già da qualche km ci accompagna lungo il sentiero e che alla fine ci scorterà fino alla macchina. Dopo una breve visita al monumento raggiungiamo la strada e da qui prendiamo il sentiero 151 che ci porterà al punto di partenza.
Alla fine sono circa 18 km di cammino con 1500 metri di dislivello.... non male.
Il sentiero non presenta particolari pericoli, è una mulattiera della grande guerra, quindi costruita per il trasporto di merce con una sede molto grande. In presenza di forti precipitazioni nevose questa sicurezza potrebbe scemare e rendere il sentiero molto pericoloso.
Sentiero 153
Monumento del Grappa
Tre Cime Lavaredo
13/11/2016
Finita la stagione dei giri in bici inizia quella delle camminate in montagna. Devo dire che quest’anno mi sono da subito cimentato in qualcosa di impegnativo, visto che la neve ha fatto la sua comporsa un pò in anticipo sulle zone di cui ora vi parlerò.
Partenza dal lago di Ontorno, direzione Malga Rinbianco. Da qui prendo il sentiero 105a che porta alle Tre cime di Lavaredo salendo dalla parte opposta rispetto il rifugio Auronzo. Dopo 1:30 di cammino si raggiunge un piccolo pianoro che si affaccia sulla valle Rinbon, vecchio confine tra italia e austria ai tempi della I guerra mondiale. Infatti troviamo subito i resti di vecchie trincee che volgono lo sguardo verso la vallata.
Ultima salita e raggiungiamo in poco tempo il bivio che da un lato porta al Rif. Locatelli dall’altro al Rif. Auronzo.
Visto che il tempo a disposizione è poco opto per la strada più breve per il rientro, così mi dirigo verso il Rif. Auronzo. Qui faccio un piccolo spuntino e subito dopo scendo da prima per la strada e subito dopo per il sentiero 101 verso la zona del pedaggio ed infine all’auto. Alla fine ne è uscita una camminata di circa 5 ore in mezzo alla neve. Il mio desiderio per la prossima volta però, è quello di svoltare dall’altra parte al bivio, per raggiungere il Rif. Locatelli e fare così finalmente tutto il giro intorno alle Tre cime di Lavaredo.
La parte di sentiero che viene dopo la trincea e che porta sul pianoro delle Tre cime di Lavaredo, se fatto d’estate non presenta pericoli. D’inverno invece è un’altra cosa; già con 15-20 cm di neve era un po insidioso non oso pensare quando c’è mezzo metro di neve.